giovedì 17 maggio 2018

Il miele di tarassaco: la ricetta

Quando il tarassaco punteggia con i suoi meravigliosi capolini gialli il prato del mio giardino e dei prati che mi circondano per gli occhi e la pancia è una gioia.
Quest'erba, così amata dai nostri avi e così bistrattata e misconosciuta da noi giovani moderni, è una miniera di benefici per il nostro corpo; è fortemente depurativa ed è perfetta per far riprendere l'organismo dal lungo inverno e dai cibi un pò più calorici tipici di quella stagione.
Del tarassaco non si butta via niente (come del maiale): le foglie sono ottime lessate e fatte saltare in padella, mangiate con le uova sode come la tradizione comanda; i fiori danno un ottimo sostituto del miele (di cui sotto troverete la ricetta); le radici, che sono la parte più amara, sono ottime per fare tisane depurative per il fegato (i più coraggiosi le aggiungono in piccoli pezzettini nelle insalate); i capolini dei fiori non ancora schiusi possono essere conservati sotto aceto e utilizzati al posto dei capperi.
Ad apprezzare il tarassaco però non sono solo io, ma ho parecchi concorrenti.....


Le api del giardino ne fanno una grande scorpacciata all'inizio della primavera. Io amo particolarmente il sapore amarognolo delle foglie, che mangio spesso lessate al posto degli spinaci oppure per arricchire il ripieno delle torte salate. La quantità che vedete nel cestino è per una persona sola.


Vi lascio ora la ricetta per il miele di tarassaco, che è uno sciroppo particolare, con un sapore divino, che si può usare tranquillamente al posto del miele e nella stessa quantità.

Ingredienti:
700gr di fiori di tarassaco (staccate il fiore senza lasciare alcuna parte di gambo, mi raccomando)
2 limoni biologici non trattati (opzionali, migliorano il sapore rendendolo meno erboso)
500ml di acqua
500gr di zucchero di canna

Raccogliete i fiori di tarassaco in prati lontano da strade o zone inquinate. I fiori devono essere ben aperti. Lavateli delicatamente sotto l'acqua e tamponateli con altrettanta delicatezza per asciugarli bene e non rovinarli.
Metteteli in un pentolino con i limoni (anch'essi ben lavati ed asciugati e tagliati a fette), aggiungendo poi l'acqua della ricetta. Fateli sobbollire da quando spicca il bollore per 5 minuti e poi lasciate il tutto in infusione fino a completo raffreddamento.
Nel frattempo mettete i vasetti di vetro ben lavati che userete per la conservazione a sterilizzare 1 ora nel forno a 100°; sterilizzate anche i tappi mettendoli nell'acqua che bolle per 1 minuto, tirateli fuori e fateli asciugare faccia in sotto su uno strofinaccio pulito.
Scolate i fiori in un colino a maglie fitte, schiacciandoli anche un pò alla fine per recuperare tutto il liquido, e raccogliete l'infuso in un altro pentolino; sciogliete molto bene lo zucchero nell'infuso ottenuto.
Fate bollire piano lo sciroppo fino ad ottenere la consistenza tipica del miele liquido (tipo millefiori).
Versate subito lo sciroppo bollente nei vasetti e chiudete con cura. Capovolgete i vasetti su un ripiano/tagliere di legno e copriteli bene con una coperta, lasciandoli così per circa mezza giornata/una notte al fine di produrre il sottovuoto.
Il miele può essere aperto dopo 1 mese e dura in dispensa circa 1 anno.


Consiglio pratico: per avere un miele come in foto (si avvicina molto come sapore e colore al miele tipo melata di bosco) tenete tutto il fiore del tarassaco -parte gialla e parte verde/petali e calice-; per avere un miele più dorato e dolce simile al miele tipo millefiori, serve un lavoro più certosino e circa 900gr di fiori poichè bisogna tenere solo i petali-parte gialla. Io sinceramente preferisco il primo tipo perchè ha un sapore unico e particolarissimo.


Io ci zucchero tutto e lo uso soprattutto per la colazione: nel the, nello yogurt e sulle fragole.


L'autoproduzione ultimamente per me sta diventando fonte di sperimentazione e sorpresa continua. Trasformare i tesori del mio giardino in cibo da poter conservare tutto l'anno mi riempie di orgoglio.
Spero che la ricetta vi sia piaciuta e soprattutto che vi possa incuriosire al punto tale da volerla sperimentare voi stessi.
Buona raccolta e buona primavera.
Irene

venerdì 13 aprile 2018

Flora et Decora: la Basilica di Sant'Ambrogio in fiore


La Basilica di Sant'Ambrogio a Milano ogni anno si trasforma quando arrivano i fiori della manifestazione Flora et Decora e da luogo silenzioso, mistico e spirituale diventa un tripudio di voci, colori e profumi. Non perde nulla della sua bellezza, ma se mai ne acquista.
Oggi poi dalle nubi è uscito anche un timido raggio di sole a illuminare cotanto tripudio.
Quando si passa vicino a certe piante in vaso il profumo è intenso, soprattutto vicino a un Espositore che ogni anno porta a milano un numero non ben precisato (non ho mai osato chiedere) di varietà di lavanda.


Nei giardini della Basilica c'è la parte dedicata al Decora: monili, profumi, saponi, abbigliamento, arredamento da giardino, cibo artigianale di qualità. La varietà degli articoli articoli è meravigliosa e ogni anno mi incantano sempre i monili di Elena Boffi, che sono i miei preferiti.


Io non manco mai a questa manifestazione, mi affascina e mi rende sempre particolarmente felice. Inoltre ogni anno, come un rito, scelgo una piantina di pomodoro di una varietà particolare da sperimentare nel mio orto: un anno è toccato al pomodorino nano a forma di cuoricino (si può tenere anche in vaso e giuro, i pomodori sono a forma di cuoricino), un altro ancora la scelta è caduta sul pomodoro Beef (non ne sono restata molto soddisfatta), e quest'anno ho voluto esagerare con un pomodoro Chilo della Garfagnana.
Dall'azienda Agricola Tarricone Graziella ho comprato il pomodoro gigante e una meravigliosa piccola viola per la mia mamma. Decisamente questo è stato l'espositore più bello e interessante per me.


Ho ceduto inoltre ai profumi della Provenza con un sapone che arriva da Aix en Provence dell'espositore Le petit Plaisir e che mi ha inebriato e che mi ha già profumato tutta la borsetta.


Sono rientrata da questa spedizione con il mio piccolo bottino, il portafoglio un pò più leggero, la mente piena di splendidi progetti per il mio orto, gli occhi carichi di colori e il naso inebriato dal profumo dei fiori.



Buon pomeriggio Irene

Gnocchi di ricotta - la ricetta - e l'attesa della primavera


Io che desideravo tanto che la primavera arrivasse, finora non sono stata accontentata. La pioggia continua a scendere e sui monti attorno al lago di Como talvolta è persino neve; è vero una piccola spolverata che dura il tempo di un mattino.
Le piantine di piselli appena germinati ora saranno con le radici inzuppate e tutti infreddoliti, per non parlare delle fragole e del povero prezzemolo schiacciato a terra. Anche loro come me necessitano di belle giornate calde e ricche di luce....speriamo arrivino presto.
Mi consolo, in questo tempo freddoloso, ancora con un piatto che è uno dei miei comfort food invernali; non perchè non possa essere mangiato anche ad agosto, anzi, ma perchè essendo un pò calorico io tendo a mangiarlo più volentieri d'inverno e lascio le insalatone alla canicola estiva.


Di solito faccio questi gnocchi con la ricotta che ricavo dalla produzione delle mie formaggelle auto-prodotte di latte di mucca; è una ricotta dolce molto asciutta che talvolta faccio stagionare per grattuggiarla sopra la pasta. Se li volete fare, vi consiglio, quindi, di comprare una ricotta al banco del formaggiaio del tipo sodo che si compra a fette. Ho provato a farli con la classica ricotta che si compra nel banco frigo in vaschette di plastica ma finivo per metterci troppa farina e per perdere il sapore buono del formaggio, oppure mi si sfaldavano in cottura.

Gnocchi di ricotta (ricetta per 4 persone)
mezzo kg di ricotta soda (di mucca o di capra se volete un sapore più spiccato)
due tuorli
6 cucchiai di farina (usate quella che preferite, io uso una tipo1)
6 cucchiai di parmigiano reggiano grattuggiato
Sale q.b.
Per il condimento: burro e timo (o altre erbe a vostro gradimento)

Mettere la ricotta in una ciotola, unire i tuorli e amalgamare bene fino a non avere grumi; aggiungere il parmigiano e mescolare; aggiungere solo per ultima la farina poco per volta in maniera da valutare bene la consistenza desiderata.
Infarinare bene il piano di lavoro, metterci sopra l'impasto degli gnocchi e ricavarne tanti rotolini e poi degli gnocchi della misura che preferite.
Io ultimamente li faccio per comodità a forma di quenelle perchè mi piacciono molto morbidi. Faccio le quenelle e le lascio cadere su un vassoio infarinato. Vi lascio un video qui per imparare come si fanno, è molto semplice.
Mettere a bollire una capiente pentola d'acqua leggermente salata; nel frattempo fare fondere in un pentolino una noce di burro a persona con un pò di timo a vostro gusto fino a farlo diventare di un bel colore dorato.
Gettate gli gnocchi quando l'acqua bolle molto bene e scolateli delicatamente con una schiumarola appena salgono a galla.
Metteteli nei piatti e conditeli con il burro fuso e timo.


Io ne faccio sempre una dose abbondante perchè si possono congelare e sono un'ottima cenetta speedy per quando torno a casa dall'ufficio tardi.
Si possono congelare sia prima sia dopo la cottura in queste due modalità:
1. Prima della cottura: si posano su un vassoio infarinato o su un pezzo di carta forno ben oliato e si mettono in freezer ben distesi per almeno tre ore. Una volta congelati si porzionano, io solitamente li divido in sacchetti monodose di 12 quenelle a testa; questa tecnica è più valida per gnocchi molto morbidi come quelli che piacciono a me;
2. Dopo la cottura: una volta cotti si scolano molto bene con la schiumarola e si mettono su un piatto ben oliato, si fanno raffreddare e si mettono in freezer ben distesi per almeno tre ore. Una volta congelati si porzionano; con questa tecnica gli gnocchi restano più sodi.
Per cuocerli basta gettarli ancora surgelati nell'acqua che bolle in maniera decisa e proseguire con la cottura degli gnocchi appena fatti.
Vi assicuro che anche surgelati sono superlativi.

Spero che anche questa nuova ricetta di cucina possa esservi piaciuta. Spesso si comprano tante cose confezionate, decisamente meno buone di quelle fatte in casa, senza sapere che con poche accortezze si possono congelare tante porzioni per cene in cui non si ha tempo di mettersi ai fornelli.
Ciao Ciao Irene


venerdì 30 marzo 2018

I Peperoncini ripieni di tonno sott'olio: la ricetta e l'attesa della primavera

Quest'anno la primavera sembra non voler arrivare proprio mai; il mio orto è sonnecchiante, il mio pesco nano accenna ora timidamente i primi fiori rosa vivace, i pomodori nella serretta improvvisata non danno alcuna traccia di sè.
Anche fisicamente, il mio tipico pallore milanese invernale vorrebbe lasciare posto alle gote rosse del contadino della domenica. La primavera, per corpo e mente, è un rito di passaggio: un rinnovarsi di ogni attività, un ricominciare di progetti vecchi e un inizio di quelli nuovi.
Mi manca la primavera e la sto attendendo con bramosia.
Sto dando fondo agli ultimi vasetti della mia dispensa, immagazzinati con il caldo estivo. Le zucchine sott'olio (le mie preferite) sono già belle che finite da qualche mesetto; sopravvivono qualche marmellata e i miei peperoncini ripieni di tonno.


I peperoncini della foto sono del tipo piccolo tondo e sono solo lievemente piccantelli. Il peperoncino Habanero o Scorpion, che ti ammazzano solo se ti avvicini, proprio non sono per me.

Della ricetta lascio la dose per tre vasetti da marmellata da 250gr; io di solito faccio la dose doppia.

250ml di aceto di vino bianco
250ml di vino bianco
aromi: pepe, alloro
1/2kg di peperoncini tondi
3 scatolette piccole di tonno
15 acciughe sott'olio
15 capperi sott'olio
sale e olio q.b.

Lavare e asciugare bene i peperoncini; tagliare la calotta superiore e pulirli internamente, togliendo con cura tutti i semi (attenti che pizzicano; attenti inoltre a non toccarvi gli occhi dopo aver fatto questo lavoro.....vedrete le stelle. assicurato).
Cospargere internamente i peperoncini con un pizzico di sale fine e lasciarli spurgare per 4 ore in un colapasta.
Far bollire l'aceto e il vino con gli aromi (se vi piacciono, non sono obbligatori); sbollentare i peperoncini per 2 o 3 minuti nel liquido in ebollizione. Scolarli e metterli ad asciugare su uno strofinaccio pulito con l'apertura verso il basso per 5 ore (rivoltarli almeno una volta).
Frullare gli ingredienti per il ripieno (tonno, capperi, acciughe) o tagliarli con la mezza luna per avere una grana più grossa (io preferisco questo secondo metodo).
Con un cucchiaino piccolo da caffè riempire i peperoncini con la farcia; metterli nei vasetti ben puliti con acqua calda e ben lavati (oppure sterilizzati lasciandoli nel forno a 100° per almeno 30 minuti; questo passaggio non è necessario ma per azzerare il rischio botulino e soprattutto se i vasetti andranno regalati, è consigliabile farlo). Coprire man mano con abbondante olio. Fermare i peperoncini in cima con due stuzzicadenti incrociati in maniera da evitare che i peperoncini nel tempo possano affiorare.
Chiudere bene i vasetti e metterli in una pentola per la sterilizzazione con l'acqua fredda che deve arrivare a coprire i 2/3 del barattolo.
Far bollire per 15 minuti e lasciare raffreddare in acqua completamente.
Potete ora mettere in dispensa (fresca e buia, non il mobiletto della cucina vicino ai fuochi) i vostri vasetti ricordandovi sempre di segnare la data in cui sono stati fatti.
Durano 1 anno tranquillamente; se vedete che il tappo del sottovuoto nel tempo si alza e non resta più schiacciato, buttateli subito senza alcun rimpianto.


Fatemi sapere cosa ne pensate e soprattutto il risultato dei vostri vasetti.
Nel frattempo Vi auguro e Mi auguro che questa Santa Pasqua di Resurrezione porti oltre che pace e serenità anche temperature più miti e finalmente la primavera.
Irene